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Gli educatori cambiano la vita: l'esempio di Stefano Bertoldi
2 Ottobre 2023: Giornata mondiale dell’Educatore professionale
GLI EDUCATORI CAMBIANO LA VITA: L'ESEMPIO DI STEFANO BERTOLDI
Quest’anno la giornata mondiale degli educatori professionali del 2 ottobre, in Trentino, è caratterizzata dal grande cordoglio per Stefano Bertoldi che ha lasciato questa terra qualche giorno fa a causa di un male incurabile. Sappiamo che tutti gli educatori del Trentino – e per prima la moglie Daniela - gli sono unanimemente grati, in quanto ispiratore di uno stile educativo innovativo, efficace ed al contempo straordinariamente umano e gioviale. Questa sua esemplarità si sposa bene con lo slogan della giornata, lanciato dal presidente mondiale dell’International Association of Social Educators (AIEJI) Benny Andersen: “gli educatori cambiano le vite”.
Non vi è dubbio che Stefano è stato promotore del cambiamento in meglio del Trentino solidale: delle vite dei propri familiari anzitutto, perché “ci hai amati profondamente - ha detto il primogenito Andrea durante il funerale qualche giorno fa - e hai fatto di tutto per farci sentire importanti. Ci hai insegnato l’importanza di prendersi cura delle persone e di vedere il bisogno degli altri”. Si tratta di un orizzonte di senso che va nella direzione educativa, che stravolge le logiche dominanti, basate sull’egocentrismo e sulla paura dell’altro, soprattutto se fragile e diverso.
Il coraggio scoutistico di Stefano ha permesso, a mio modo di vedere, la realizzazione dell’auspicio iniziale dei fondatori della Scuola per educatore professionale di Trento: che l’educatore potesse diventare un “agente di cambiamento” personale, sociale, sanitario, culturale, politico “nella prospettiva – come disse alla fine degli anni ottanta Adelaide Nicora Prodi coordinatrice della scuola - di dare risposte ai bisogni emergenti di socializzazione, di apprendimento, di acculturazione” con l’obiettivo di prevenire l’emarginazione. Ma questo – diciamolo chiaro – non è un talento particolarmente diffuso. Non lo era in quei tempi e tantomeno ai giorni nostri. Anche per questo la sua morte ci lascia davvero un vuoto importante, ma non solo dal punto di vista personale, che è già abbastanza. Il vuoto si fa tragico socialmente e politicamente oggi, per lo schiacciamento degli operatori sociali e sanitari costretti a turni massacranti, con retribuzioni inique e costretti a fare dell’emergenza un fatto quotidiano. Con un Terzo Settore asfissiato da affidamenti concorrenziali al ribasso, che gravano sulla qualità dei servizi e con tutte le conseguenze sulla salute degli operatori, oltre che su quella dei cittadini. Andando avanti di questo passo anche le iniziative di promozione della cittadinanza solidale si troveranno presto all’angolo, senza fiato. Sarebbe un vero peccato. Pensiamo ad esempio all’importanza della solidarietà gratuita nei gruppi di Auto e Mutuo Aiuto avviati proprio da Stefano in Trentino e anche in molte altre regioni; pensiamo all’impegno dei giovani in servizio civile e dei volontari nei centri diurni o residenziali come l’Hospice; pensiamo alle tesi di laurea sperimentali degli studenti educatori; del supporto a familiari e caregivers e di tutte le iniziative di animazione dell’impegno civico (anche attraverso le camminate in montagna) che hanno un costo irrisorio ma portano vantaggi significativi alla salute.
Questa geniale creatività - mai doma in Stefano - di inventare soluzioni e progetti sperimentali, di connettere in rete, con naturalezza e il sorriso, mondi apparentemente distanti: dalla sanità alla montagna e alla spiritualità, dal sociale allo sport, dall’università alle coltivazioni in campagna, è stato un grande dono di promozione della salute nel nostro territorio e diventa anche una difficile, ma chiara eredità che il mondo delle professioni sociali e sanitarie si trova a portare avanti.
Infine, l’attenzione alla preparazione robusta degli educatori è stato uno dei suoi impegni, promuovendo, assieme al sottoscritto, a Michelangelo Marchesi e a 164 enti, il lancio della Campagna per l’avvio del corso di laurea. Fu un successo, visto che l’Università dal 2006 è partita con il corso a Rovereto. Da quel tempo ha collaborato come docente tutor di tirocinio universitario. "Circa trecento studenti hanno potuto apprezzare - ha detto il prof. Jeroen Vaes Direttore del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive - le straordinarie doti umane e le eccellenti competenze metodologiche del dott. Bertoldi, rappresentando un grande esempio di qualità degli interventi in Educazione professionale" e portando la sua notevole esperienza dal territorio agli ambienti universitari. "Siamo convinti che perdiamo un grande uomo - ha detto Filippo Camin un suo ex studente ora direttore di una residenza per anziani - e che la sua opera sia stata generativa di salute e nonviolenza, dandoci una direzione chiara di stile educativo, per cui gusteremo i frutti del suo lavoro ancora per molto tempo".
Un momento di ricordo è previsto questa sera 2 ottobre all’assemblea dell’Albo degli educatori professionali della provincia di Trento, presso la sala circoscrizionale di Spini di Gardolo.
Dario Fortin
Università di Trento – Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive
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