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Il messaggio di Explorans
La ricerca italiana in educazione professionale
L’immagine della testata associata al titolo Explorans intende essere un messaggio in grado di esplicitare la vision di tutto il progetto.
Nella foto con l'adulto e i due bimbi: i tre stanno cercando, osservando, esplorando. L’adulto usa uno strumento, validato scientificamente, ad ottica fissa. E’ il binocolo, che avvicina l’oggetto grazie ad uno schema ottico con rapporto focale che riduce le distanze (ma restringendo il campo visivo).
I ragazzini lo imitano (l’apprendimento per imitazione è importante anche in educazione professionale socio sanitaria) ma in assenza di altri due binocoli…i piccoli si arrangiano con… le pigne ! Dunque sarà la loro fantasia a fargli immaginare l’oggetto da cercare (la volpe, il cerbiatto, la caverna nascosta).
Viene attivato un altro processo di ricerca, basato su rappresentazioni mentali, emozionali, affettive, irrazionali per lo più, ma vissute come reali da un punto di vista della fenomenologia educativa: ovvero: ci stiamo sperimentando, insieme, nell’esplorazione del nuovo, senza paura di quello che incontreremo ma guardinghi e attenti a ciò che ci circonda.
E’ il coraggio che viene sperimentato nelle avventure all’aperto dello scoutismo di Baden Powell nel quale i processi di apprendimento attivati sono di tipo biologico, percettivo, neurofisologico, ma anche sociale, ovvero relazionale.
Grazie a Jean Piaget conosciamo l’esplorazione del mondo da parte del bimbo che mette in bocca, tocca, morsica (experiential learning piagetiano) una ricerca nella quale come ricercatore non sono spettatore/analizzatore distaccato, ma sono coinvolto nel processo osservativo.
L’adulto viene imitato dai due ragazzini nell’atteggiamento esplorativo, della scoperta, della ricerca di qualcosa che sta dentro e fuori di noi.
Anche la ricerca in educazione socio sanitaria in Italia vive in questo momento i pro e i contro della giovinezza: le domande che si pone sono forse ingenue.
Come guardare, analizzare i fenomeni rispettando lo specifico educativo in contesti particolarmente difficili ?
Cosa comunicare all’esterno riguardo i contenuti, i problemi e gli esiti delle attività ?
Abbiamo la consapevolezza dei limiti della ricerca italiana in questo settore rispetto ad altri paesi europei, ma anche la viva curiosità nello sguardo. Lo abbiamo visto negli occhi delle trecento persone presenti al Primo Convegno Nazionale di Rovereto del gennaio scorso.
Nell’esplorare abbiamo la strada come compagna, che insegna ad orientarci nelle scelte quando siamo al bivio, che insegna ad accorgerci della forza e dei limiti dei compagni di cammino, che ci indica le direzioni già intraprese nel territorio prima di noi.
Insomma l’esplorare il presente forse affascina di più i nostri studenti o i giovani neolaureati. Ricercare sul passato magari diventa una pratica più tendenzialmente adulta, ma entrambe le cose (esplorare il presente e ricercare nel vissuto, nell’esperito, nel passato) sono importanti per noi, al fine di dare impulso allo sviluppo di percorsi di formazione, intervento educativo e ricerca.
Particolare attenzione viene posta alla maturazione di competenze relazionali in grado di facilitare il protagonismo delle persone e delle comunità: una maggiore autonomia e un maggior controllo sulla propria salute.
Dario Fortin, Università di Trento