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Dall'obiezione di coscienza al servizio civile universale
Il libro racconta uno dei maggiori movimenti sociali giovanili che ha dato vita all’educazione professionale italiana
Scritto in occasione del quarantesimo dalla promulgazione della famosa legge 772/1972 sull’obiezione di coscienza, il volume Dall’obiezione di coscienza al servizio civile universale che illustra quarant’anni di impegno giovanile ed adulto (edizioni Il Margine), è stato presentato ufficialmente giovedì 19 marzo 2015 a Villa S. Ignazio di Trento dal curatore Dario Fortin e altri due coautori Livio Passalacqua, Giampiero Girardi, (tra il pubblico anche rappresentanti del mondo politico e sociale, ndr); moderatore Paolo Ghezzi direttore della casa editrice.
Prima di illustrare in sintesi il contenuto è necessaria una premessa. Il servizio civile universale in Trentino è legge, la prima in materia, frutto della collaborazione tra enti di servizio civile e provincia autonoma di Trento. La sua istituzione come modifica alla L.P. 57/2007 è dunque una novità e una riposta politica alla richiesta del Manifesto per il servizio civile universale espressa nel 2013 a Villa S. Ignazio da un centinaio di enti di servizio civile.
Nel corso dell’articolata ricerca, le testimonianze degli obiettori hanno confermato l’ipotesi che questa esperienza è importante per il percorso di vita e ne
determina scelte fondamentali. Lo stato italiano però anziché investire in formazione creando prospettive lavorative per far fronte al disorientamento giovanile e alla disillusione per il futuro, ha tagliato i fondi destinati al servizio civile.
Con in passare degli anni il numero di coloro che hanno colto questa opportunità di crescita e formazione si è ridotto drasticamente: da 51mila nel 2007 a 21mila nel 2011. Nel 2012 il bando non è stato emanato e nel 2013 ha raggiunto il minimo storico con 15mila 466 posti. Da qui nasce anche la provocatoria proposta dell’obbligatorietà. La tematica viene approfondita presentando numerosi punti di vista che mettono inoltre in luce gli aspetti educativi.
Numerose le domande sviscerate.
Quali implicazioni pedagogiche ha - da un lato - la disponibilità di diritti universali e - dall’altro - l’imposizione di obblighi da parte dello stato ai giovani cittadini? Che interpretazioni offrono le scienze e le pratiche educative? Qual è il ruolo di adulti, stato e istituzioni nella promozione di doveri, responsabilità e opportunità per i ragazzi?
Nel volume è inserito il frutto del lavoro di ricerca prodotto nei convegni organizzati in occasione del quarantennale della nascita del servizio civile a cui hanno partecipato studiosi di pratiche e scienze dell’educazione. L’intenzione dell’autore, mosso da uno spirito di ricerca-azione, è che i decisori politici utilizzino tale offerta di argomentazioni come elemento di valutazione ed informazione e si assumano perciò le opportune responsabilità legislative ed amministrative. Il libro è una risposta al “lento abbandono” da parte dello stato del servizio civile: uno dei più significativi movimenti sociali giovanili del dopoguerra che si può considerare tra i fondatori dell’educazione professionale italiana.
Emanuele Rossi studioso di diritto parla di “lenta eutanasia”. Il servizio civile è stato per troppi anni lasciato in balia delle leggi finanziarie: riduzione dei fondi con il taglio di 200 milioni di euro all’anno e conseguente calo del numero di ammessi da 80mila negli anni ’80 a 18mila nel 2013. Un peccato mortale viste le prospettive concrete: lavoro e formazione professionale, solidarietà sociale, protezione civile, difesa del patrimonio culturale, artistico e ambientale. E’ dunque un problema di scelte politiche ma è urgente facilitare il protagonismo delle nuove generazioni.
Padre Livio Passalacqua si ispira al Concilio Vaticano II, quando la chiesa era passata dall’infanzia all’adultità sostenendo il “primato della coscienza” e non il dogmatismo della regola. Il gesuita ispiratore del movimento in Trentino è testimone che parti di chiesa e società civile che avevano confermato la forza dei valori espressi dal concilio erano stati capaci di accogliere le istanze e le passioni dei primi obiettori.
Marco Dallari, pedagogista universitario, analizza due concetti fondamentale alla base delle motivazioni dei ragazzi che intraprendono il servizio civile: cura e welfare state. “L’ansia del fare non faccia smarrire la necessità di verificare il senso e la congruenza di ciò che si fa”. Riflettendo sul futuro del servizio civile universale emerge che dare ai giovani una formazione politicamente qualificata non può essere un’opportunità per pochi privilegiati come è successo negli ultimi quindici anni. E’ necessario pensare ad un servizio civile non solo come un diritto ma anche come un dovere per i giovani, non assimilandolo per forza al concetto di volontariato.
Dario Fortin presenta nel suo accurato studio il ruolo propulsivo di Villa S. Ignazio come primo ente convenzionato con Levadife per il servizio civile. Padri gesuiti e laici della comunità di accoglienza avevano sostenuto il protagonismo dei giovani obiettori facendone una esperienza paradigmatica. Le interviste a testimoni privilegiati completano l’analisi della documentazione d’archivio fornendo un quadro ricco di umanità che ha prodotto germi per il futuro, un impegno civile e politico che ha migliorato il contesto in cui si è sviluppato ed è stato terreno fertile per la prima legge sul servizio universale normata in Italia.
Riccardo Bonacina, ideatore della campagna per il servizio civile universale, sottolinea le motivazioni di fondo: ogni euro speso per il servizio civile ne produce cinque. Su 9mila giovani che hanno dai 18 ai 28 anni 3mila non studiano e non lavorano; 18mila all’anno impegnati nel servizio civile sono dunque una cifra ridicola. C’è il rischio di perdita di realtà da parte dei giovani che rimangono dipendenti dai genitori fino a 30 anni.
Johnny Dotty, pedagogista imprenditore, inserisce la questione dentro al periodo di crisi politica, economica, sociale e antropologica. E’ necessario avviare una fase costituente perché non può esistere una nuova società senza “riti iniziatici” per i giovani ispirati al principio di realtà. Il terzo settore bloccato in una fase adolescenziale se ne deve occupare convocando la società a questa responsabilità. Il libro si chiude con una carrellata storica del sociologo Giampiero Girardi che intervista uno dei protagonisti nazionali del servizio civile in Caritas (osservatorio privilegiato di questo fenomeno) Diego Cipriani. Schede tematiche e una ricca bibliografia completano l’opera.
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